Le nicchie, edicole votive e le statue di San Michele Arcangelo nel Gargano, in Puglia: protezione dalla peste, tradizione e fede popolare tra santuari e centri storici.
La Puglia ha un legame speciale con San Michele Arcangelo. Nelle masserie, lungo le strade di campagna e nei piccoli borghi del Gargano, si trovano statue, nicchie e immagini dell'Arcangelo, simbolo di protezione e speranza. Questa devozione è antica e si collega non solo alla storia locale, ma anche a percorsi sacri di importanza europea.
Il Culto di San Michele tra Europa e Puglia
San Michele e il Miracolo della Peste nel Gargano
Nel XVII secolo, la peste devastò molte zone d’Italia, portando morte e disperazione. Nel 1656, la terribile peste bubbonica raggiunse il Regno di Napoli, diffondendosi fino alla Capitanata, una delle aree più colpite del sud Italia. Tuttavia, nel Gargano si verificò qualcosa di straordinario: mentre in altre città la malattia sterminava intere popolazioni, il territorio garganico registrò un numero sorprendentemente basso di vittime.
Fu in questo contesto che San Michele Arcangelo apparve all’arcivescovo di Manfredonia, Giovanni Alfonso Puccinelli. Secondo la tradizione, un bagliore divino avvolse la stanza in cui il vescovo pregava e la terra tremò. Una voce potente risuonò:
"Io sono Michele Arcangelo, difensore del popolo di Dio. Chiunque con devozione porterà con sé la pietra della mia Basilica sarà protetto dalla peste."
Il giorno seguente, l’arcivescovo ordinò che si staccassero schegge dalle pareti della sacra grotta di Monte Sant’Angelo. Su di esse venne inciso il simbolo di San Michele (S+M). Le pietre furono distribuite ai fedeli come scudo contro il morbo. Il miracolo si compì: chi portava con sé la pietra non venne colpito dalla peste.
Edicole votive di San Michele Arcangelo
La presenza di San Michele Arcangelo è ancora oggi visibile nelle edicole votive sparse in tutta la Puglia. Passeggiando nel Gargano tra i vicoli di Rignano Garganico, San Giovanni Rotondo, Cagnano Varano, Monte Sant’Angelo, Manfredonia e soprattutto a Vieste, si possono ancora vedere queste piccole edicole sacre.
Non solo nei centri storici, ma anche nelle antiche masserie, dove, al posto della statua, spesso si trovano semplici pietre incastonate nelle nicchie, segni di una devozione arcaica e profonda che resiste nel tempo.
Queste piccole nicchie votive, spesso raffigurano San Michele con la spada sguainata, nell’atto di sconfiggere il demonio. Alcune edicole risalgono a secoli fa e venivano poste agli ingressi delle abitazioni e delle strade per invocare la protezione dell’Arcangelo.
San Michele nella Cultura Popolare e la Via Sacra Langobardorum
La figura di San Michele Arcangelo è profondamente radicata nella cultura pugliese. Il suo nome ricorre in preghiere, proverbi, canti e racconti popolari, e ogni anno, il 29 settembre, giorno a lui dedicato, si svolgono processioni e celebrazioni in tutta la regione.
Il Santuario di Monte Sant’Angelo rappresenta una delle tappe fondamentali della Via Sacra Langobardorum, un itinerario di pellegrinaggio che collegava i principali luoghi di culto micaelico in Europa. Ancora oggi, questa tradizione è viva nel Gargano, dove i pellegrinaggi si svolgono con la stessa devozione di un tempo.
- Da San Marco in Lamis a Monte Sant’Angelo: nel mese di maggio, la "Compagnia di Sammicaleri" percorre a piedi 35 km sul tracciato della Via Sacra Langobardorum, seguendo l’antica strada che collega l’entroterra garganico al santuario micaelico.
- Da Vieste a Monte Sant’Angelo: la sera del 28 settembre, i fedeli partono da Vieste e percorrono tutta la notte la Via di San Michele, raggiungendo il santuario il 29 settembre, giorno dell’Arcangelo. Qui rimangono fino al 30 settembre, per poi ripartire verso casa.
Le Antiche Statue di San Michele a Roma e Castel Sant’Angelo
Il culto di San Michele Arcangelo si estese ben oltre la Puglia. A Roma, il Santo è venerato da secoli, con rappresentazioni in chiese e monumenti storici. Il più celebre è Castel Sant’Angelo, che deve il suo nome a un’apparizione dell’Arcangelo durante un’epidemia di peste nel 590 d.C.
Secondo la tradizione, il papa Gregorio Magno, mentre guidava una processione penitenziale per chiedere la fine della peste, vide San Michele Arcangelo sul mausoleo di Adriano, che rinfoderava la spada in segno di vittoria sulla malattia. Da quel momento, il mausoleo fu ribattezzato Castel Sant’Angelo, diventando uno dei simboli i Roa. Ancora oggi, la statua dell’Arcangelo domina la cima del castello, simbolo di protezione e speranza per la città eterna.
Le statue di San Michele nei paesi del Gargano raccontano una storia di fede e protezione che attraversa i secoli, dimostrando quanto l'Arcangelo sia una figura universale, capace di unire popoli e culture diverse sotto la sua guida. Questa profonda devozione non apparteneva solo agli adulti, ma si manifestava anche nei giochi dei bambini.
Un tempo, nelle strade del Gargano, quando ancora si giocava all’aperto, i più piccoli recitavano questa conta per scegliere chi dovesse entrare in gioco:
Queste parole, semplici e spontanee, racchiudevano un profondo senso di appartenenza e devozione. Un tempo passato in cui il sacro e il quotidiano si intrecciavano senza confini, lasciando un’eredità che ancora oggi riecheggia nella memoria del Gargano.
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