Oggi vi porto nel cuore delle tradizioni pugliesi con una favola che unisce umorismo e cultura: la storia del lupo, della volpe e della ricotta. Un racconto antico che intreccia sapori e memorie di un tempo.
La favola della volpe e del lupo: risate sotto il cielo pugliese
Nelle antiche masserie pugliesi, le serate erano il momento più atteso da noi bambini. Dopo una giornata di corse nei campi, scorribande tra gli ulivi e qualche marachella, ci ritrovavamo tutti sul "mugnale", un antico ballatoio che portava al tetto della masseria. Il cielo era limpido e pieno di stelle, un manto scintillante che sembrava avvolgere tutto. Non c’erano luci artificiali a disturbare lo spettacolo della natura, e i pipistrelli, o come li chiamavamo noi, “li spiripingi”, volavano rapidi sopra di noi, cercando riparo sotto i coppi del tetto.
In quelle notti magiche, la nostra unica compagnia era una piccola lanterna a olio, che emanava una luce tenue, appena sufficiente a illuminare i nostri volti. La lanterna era indispensabile, ma mai troppo luminosa: troppa luce avrebbe attirato le zanzare, sempre pronte a rovinare l’atmosfera. Noi bambini, una decina almeno, ci stringevamo insieme, attenti e silenziosi, aspettando il momento più speciale della giornata: i racconti di nostro zio Filippo.
Lui, con la sua voce profonda e il suo modo di parlare che sembrava fatto apposta per tenerci col fiato sospeso, era il nostro narratore preferito. “Zio, raccontaci la favola della volpe e del lupo!” insistevamo in coro, battendo le mani e ridendo per l’eccitazione. Alla fine, sorridendo come se volesse farci un grande regalo, si sedeva al centro del "mugnale" e iniziava il suo racconto.
“Allora, ascoltate…” diceva, facendo una pausa drammatica. “C’erano una volpe e un lupo che, una notte, decisero di entrare in una cantina piena di salami, caciocavalli, formaggi e ricotte. La volpe, furba com’era, aveva già studiato un piano perfetto per entrare e uscire senza farsi scoprire. Ogni tanto, dopo aver mangiato un po’, si avvicinava alla fessura da cui erano entrati e si misurava per vedere se riusciva ancora a passare. Ma il lupo, ingordo, non badava a queste precauzioni: mangiava e mangiava senza fermarsi.”
Immaginavamo la scena con occhi spalancati, aspettando il momento più emozionante.
“Dopo un po’, sentirono un rumore. I contadini si erano accorti della loro presenza! La volpe, veloce e leggera, si infilò subito nella fessura e scappò. Ma il lupo, che si era riempito fino a scoppiare, rimase incastrato!” Nostro zio imitava il lupo, con gesti esagerati e divertenti che ci facevano ridere a crepapelle. “I contadini lo trovarono e, arrabbiati per i danni, gli diedero una bella lezione!”
![Favola foggiana del lupo e la volpe Favola foggiana](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiO8sT91meyab0AsM93syEe45dEaOqqOrvkJQM-rtjTNrPmsT9LkHta4rWBbddi_z9LmCKK9AzsIEyNuK-2Ccnf7GbJXfA7DP-D1b_VrdiksoD70IGGumFN6kfrsVeUws5LvBw69ahNspX2wKCmLyKAuIIUMOU98eoigEYkm3yV_BpCmVSSvSgHwnCX_Qk/s16000-rw/1000044753.webp)
La favola della ricotta: una storia che ci faceva ridere fino alle lacrime
Ma il meglio arrivava sempre con il finale. Dopo essere riuscita a scappare dalla cantina, la volpe incontrò una contadina lungo la strada. Con la sua solita astuzia, le chiese un po’ di ricotta e, una volta ottenutala, se la mise in testa. Quando finalmente il lupo la raggiunse, furioso per le botte ricevute, le gridò: “Mi hai lasciato lì! Mi sono preso tutte le botte!”
La volpe, senza scomporsi, indicò la ricotta che colava dalla sua testa e rispose: “Guarda cosa mi hanno fatto! Mi hanno colpito così forte che mi sono uscite le cervella!” Noi bambini ci divertivamo da morire, immaginando la volpe con la ricotta in testa e il povero lupo che, credulone, le dava pure ragione.
Il cammino nel bosco
La volpe, al suo fianco, fingeva di lamentarsi con un tono teatrale. “Ahi, ahi… che sofferenza!” esclamava, ridacchiando sottovoce ogni tanto, senza farsi notare troppo. Dopo un po’, la volpe si fermò con aria stanca. “Amico mio,” disse con voce affannata, “non ce la faccio più. Il dolore mi ha tolto tutte le forze. Potresti portarmi sulle tue spalle, almeno per un tratto?”
Il lupo, sebbene stanco e dolorante, annuì. Si abbassò per far salire la volpe, che si sistemò comodamente sulla sua schiena. Dopo qualche minuto di silenzio, iniziò a cantilenare con un tono allegro:
“Ndànne, ndànne, ndànne, lu rùttu sott pòrta lu sànu!”, “Ndànne, ndànne, ndànne, lu rùttu sott pòrta lu sànu!”. Il lupo, confuso, le chiese: “Che significa, volpe?” E lei, con aria innocente, rispose: “Oh, nulla, caro amico, è solo una vecchia canzone che mi cantava mia nonna.”
Ma in realtà, le parole significavano: “Il rotto, che sta sotto, porta il sano,” perché era proprio il povero lupo, acciaccato e dolorante, a trasportare sulle sue spalle la volpe furba e fresca come una rosa.
Nessun commento:
Grazie per essere passato da qui!
Torna presto per nuove ricette e storie.